Articoli del mese (5)
aprile 2024
Editoriale
Il tema della compatibilità fra lavoro, famiglia ed altri interessi personali è di estrema attualità, è avvertito soprattutto dalle giovani generazioni ed induce le imprese ad assumere svariate iniziative volte a rispondere alle nuove esigenze. E’ indubbio che il lavoro, in senso generale, si sia trasformato per molti da “fine” a “mezzo”, perdendo quel ruolo centrale dapprima detenuto. Ciascuno è libero di professare la propria ideologia anche in questo ambito e di effettuare le scelte conseguenti. E’ ovvio che le scelte siano diverse per chi svolga una funzione gratificante, stimolante ed in linea con le sue attese rispetto a chi viva il lavoro come “travail” in senso etimologico. Si impongono tuttavia alcune considerazioni. Anzitutto il lavoro, indipendentemente dalla sua forma, rimane – o quantomeno dovrebbe rimanere – il principale strumento di mobilità sociale ed economica, anche per chi non ha la “carriera” fra i suoi obiettivi vitali prioritari. In secondo luogo alcune soluzioni, ad iniziare dall’home working, sono oggetto di ripensamento in diversi ambiti professionali e torna l’invito al “back to office”, in quanto possono allontanare il collaboratore dalla cultura aziendale, impedire scambi di opinioni ed esperienze, e soprattutto incidere negativamente sulla qualità del servizio, quando ad esempio esso sia prestato ad entità esterne od a clienti dell’impresa. La terza osservazione riguarda il mercato e la concorrenza: l’impresa alle nostre latitudini che concede soluzioni avanzate, e spesso costose, nel campo della compatibilità, si trova in concorrenza con aziende di aree geografiche e culturali in cui l’etica del lavoro è alquanto diversa. In molti settori, della vecchia come della nuova economia, queste distorsioni si stanno manifestando, portano a stravolgimenti del mercato, delocalizzazioni e ridimensionamenti. Si potrebbe dire, in forma un po’ brutale, che avere più tempo libero è bellissimo, ma se l’azienda chiude o riduce l’attività, di tempo libero se ne ha troppo. Anche nella nostra realtà, poi, sono molti i casi in cui una certa disaffezione professionale conduce inevitabilmente ad un abbassamento della qualità dei servizi, tanto pubblici quanto privati.
Gian Luigi Trucco
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Le vacanze del personale devono essere pianificate accuratamente per evitare problemi a chi deve gestirle. Ai responsabili delle risorse umane della RSI Roberta Cattaneo e Davide Barca abbiamo rivolto alcune domande per sapere come gestiscono concretamente i turni e la prevenzione della salute dei dipendenti nel periodo di relax.
Le vacanze sono in un certo senso cambiate. Un paio di esempi? Periodi più brevi ma più frequenti; rischio, provocato dai sistemi di comunicazione attuali, di non riuscire a "staccare la spina" dal lavoro nemmeno sotto le palme. L'avvocato Prisca Renella fornisce alcune indicazioni giuridiche legati al tema.
Estate, come non parlare di vacanze? Farle è un obbligo, per la propria salute e...per quella dell'azienda. Le devono fare i dipendenti, ma anche i datori di lavoro, ovviamente. Lo stress si accumula durante l'anno e bisogna ricaricare le batterie prima di affrontare al meglio il rientro. Lo spiega la psicologa Carlotta Vieceli, del Laboratorio di psicopatologia del lavoro che abbiamo intervistato per voi.
Attestati ed abbandono del posto di lavoro: cosa dice la legge?
Scritto da ChristianIl datore di lavoro è obbligato, alla fine del rapporto, a rilasciare un attestato al proprio dipendente e quali contenuti sono imposti dalla legge? A queste domande, rivolte da un utente del Sistema Boss Editore risponde uno dei nostri specialisti, l'avvocato Costantino Delogu.
Ques'ultimo propone anche, nella rubrica "Giurisprudenza", il caso di un abbandono del posto di lavoro con inevitabili risvolti legali.